Indice delle notizie                      news      8 novembre 2001

I DIECI COMANDAMENTI
DELLA TV DEL FUTURO

Dom Serafini
VideoAge, USA



INTRODUZIONE
Arthur C. Clarke ha detto che l’uomo tende a sottovalutare le conseguenze della tecnologia nel lungo termine e a sopravvalutarle nel breve. Barry Schuler, dirigente di AOL-TW, ha aggiunto: “Dobbiamo ricordare che la gente non compra la tecnologia, ma i suoi vantaggi”; in altre parole, nessuno pagherebbe soltanto per vedere la tecnologia.

Tenendo presenti questi ammonimenti e considerando che nel 2007 gli Stati Uniti celebreranno il decimo anniversario della tv digitale, vorrei parlare di quella che sarà la televisione dopo il 2010 e dei tipi di risorse che stiamo portando verso quella fatidica data.

I prossimi anni di questo decennio serviranno a diffondere l’uso di fat pipes e set top box capaci di integrare tutti i tipi di diffusione del segnale televisivo (terrestre, via satellite, linee telefoniche, power lines, tv via cavo e wireless). Il ricorso alla banda larga sarà stimolato dalla crescente necessità di risorse dei servizi Internet, mentre la diffusione dei set top box sarà agevolata dai servizi di tv digitale via cavo o satellite. Dopo il 2010, la convergenza di quattro elementi – banda larga, set top box, streaming media (ad esempio compressione) e standardizzazione globale – spianerà la strada alla tv del futuro: i servizi audiovisivi del protocollo Internet (IP). Dopotutto anche il pioniere di Internet, Lawrence Roberts, ha previsto che “tutto l’entertainment si trasferirà sul web”.

La situazione odierna di Internet ricorda quella della tv via cavo negli Stati Uniti durante gli anni ’70, quando si cominciò a diffondere l’idea che si potesse pagare per un servizio che era sempre stato gratuito. Come già era avvenuto con la tv via cavo e il telefono, in origine Internet era stata progettata per uno scopo specifico: consentire a poche migliaia di persone di scambiarsi file di testo a 300 bps.

Anche le linee telefoniche non erano state progettate con l’intenzione di utilizzarle per il DSL. E infatti le bobine di carico installate molto tempo fa per migliorare la qualità della voce spesso bloccano i segnali DSL. Ma anche se negli anni le infrastrutture non sono molto cambiate, i servizi per i quali vengono utilizzate sono stati ripetutamente aggiornati per soddisfare le crescenti esigenze degli utenti.

La più grande sfida dei nostri giorni è la distribuzione digitale, che può essere via DSL, tv via cavo, satellite, broadcast terrestre o wireless. Più che dalla “convergenza”, Internet sarà inizialmente caratterizzata dalla divergenza tra i vari elementi.

Internet segna dunque la fine della televisione come la conosciamo attualmente?

Dopo 62 anni il broadcasting non sparirà. Però cambierà: sarà più complesso e non si chiamerà più “broadcasting”; forse il suo nuovo nome sarà “webcasting”. Il termine “network” sarà sostituito da “aggregatore di contenuti”. I “servizi integrati di comunicazione” saranno i fornitori unici di voce, video e dati. Comunque sia, il webcaster ha il compito di addomesticare la tecnologia, di semplificarla quanto basta per metterla al servizio sia dell’operatore che dell’utente.

I webcaster avranno rapporti commerciali con tutti: ISP, satellite, cavo, Telcos, wireless e terrestre, perché avranno bisogno di infrastrutture (ad esempio dei cavi nelle case) oltre che di contenuti.

Perciò tutti gli operatori del settore della tv via Internet saranno concorrenti ma anche potenziali partner. Lo streaming media sostituirà il DVB, l’ATSC e il DAB. Oggi, ad appena cinque anni dal suo avvento, lo streaming media è utilizzato in tutto il mondo da più di 300 milioni di persone. Per quanto riguarda la standardizzazione nell’Internet Protocol TV, l’MPEG-4 è lo standard di compressione preferito ed è considerato il successore dell’MPEG-2, soprattutto perché il flusso MPEG-4 può contenere un file MPEG-2, che è il formato video standard per il DVD e la televisione digitale.

IL BROADCASTING OGGI

“Ci troviamo bene nei nostri panni di broadcaster. Siamo bravi nel nostro lavoro. C’è chi vuole utilizzare la larghezza di banda per altre cose, noi vogliamo usarla per fornire le migliori immagini possibili”, ha risposto un dirigente di un famoso network televisivo statunitense a cui era stato chiesto: “Perché un broadcaster deve sprecare larghezza di banda trasmettendo in alta definizione quando la stessa qualità d’immagine può essere ottenuta dall’apparecchio televisivo con un raddoppiatore di linea?”. I sistemi di tv via cavo negli Usa non trasportano l’HDTV, ma lo stesso dirigente ha liquidato così il problema: “Siamo un network; il cavo ci trasporterà con tutta la nostra larghezza di banda [di 19,4 Mbps]”.

Io dissento dalla logica su cui queste dichiarazioni sono basate. I sistemi americani di tv via cavo non daranno a tutti i broadcaster un canale a 6 MHz per i segnali televisivi analogici (un requisito della ridiffusione) e un altro canale a 6 MHz (equivalenti a 19,4 Mbps) per la trasmissione digitale. Al massimo, durante il periodo di transizione a simulcast, la tv via cavo potrà fornire alle emittenti televisive 11 Mbps per la programmazione digitale (oltre al loro canale analogico), ma non per il multiplexing.

Michael Powell, presidente dell’FCC, ha dichiarato che “I broadcaster dispongono di ridiffusione digitale [solo] per il loro segnale digitale primario”. L’HDTV ha un futuro, ma soltanto come strumento di produzione nello standard progressivo di 24 frame.

I broadcaster americani sono impegnati anche nella controversia sulla performance dell’8-VSB contro il COFDM e dibattono le virtù del 720p in rapporto al 1089i, anche se gli standard d’interfaccia tra i cable set top box e le trasmissioni HDTV limiteranno la scelta al 480i.

Inoltre non c’è niente di rivoluzionario nei piani per il DTV-T. John Malone, di Liberty Media, ha detto: “Non c’è nessun risparmio nel DTV terrestre”.

PER QUANTO TEMPO ANCORA
IL BROADCAST SARÀ OVER THE AIR?

La televisione è a un bivio: i broadcaster continueranno a essere ciò che sono sempre stati o saranno costretti a evolversi in qualcosa di diverso? Iniziamo dalla parte più semplice.

Lo sviluppo della tv digitale comporterà un consumo televisivo diverso (un esempio è TiVo), diversi metodi di finanziamento della produzione televisiva e altri modi per generare introiti.
Per monetizzare i propri segnali digitali, i broadcaster devono trovare metodi diversi da quelli utilizzati per l’analogico.
E poi, chi può garantire che tra 10 anni i broadcaster saranno ancora operatori over the air?

Anche Reed Hundt, ex presidente dell’FCC, recentemente ha auspicato la liberazione della larghezza di banda UHF per Internet wireless e per altri servizi di dati. Michael Powell, attuale presidente dell’FCC, ha affermato che “La capacità di autosostentamento della televisione over the air e la sua protezione da parte dell’FCC non sono sicure”.

Visto che l’industria wireless ha sempre più bisogno di una fetta più grossa dello spettro elettromagnetico, ci si può aspettare che:
1) per i broadcaster sarà più redditizio noleggiare le proprie frequenze che utilizzarle per programmare i propri canali;
2) l’industria wireless farà pressione sui legislatori affinché obblighi i broadcaster ad abbandonare le proprie frequenze terrestri (dato che non saranno più necessarie per il broadcasting).

Consideriamo i numeri: più del 70% delle famiglie americane hanno già la loro tv via cavo. Se aggiungiamo il 13% di coloro che possiedono parabole DBS, il mezzo milione di famiglie che dispongono di DSL e le circa 10.000 abitazioni con wireless fisso, già oggi viene da chiedersi perché esistono ancora dei trasmettitori tv (in Europa le famiglie che ricevono programmi via cavo o satellite sono il 38%).

Negli Stati Uniti, la banda dei 700 MHz (canali da 60 a 69) è già stata sottratta ai broadcaster. In passato i broadcaster erano già stati rimossi dalla banda dei canali da 70 a 83, che attualmente ospita i servizi commerciali wireless. Anche in Giappone un quarto delle frequenze attualmente utilizzate per le trasmissioni televisive analogiche saranno assegnate ai servizi wireless.

Il presidente dell’FCC ha affermato: “Se tutti gli americani non ricevono la tv gratuita over the air, che cosa stiamo proteggendo?”

Negli Stati Uniti le emittenti televisive stanno perdendo anche la loro particolarità “locale”, dato che sempre più spesso i principali gruppi televisivi gestiscono tutte le proprie stazioni da una sola località. Il broadcasting centralizzato, o “centralcasting”, sfrutta la tecnologia digitale per risparmiare sui costi e gestire meglio l’inventario commerciale.

LA TELEVISIONE DOPO IL 2010

Come sarà la tv del futuro? Abbiamo la tecnologia per cambiare la televisione e le comunicazioni in generale, ma sappiamo in che modo tutti quei “chip” daranno forma alla tv del domani?

La mia analisi ha isolato dieci punti che l’industria televisiva dovrebbe prendere in considerazione, considerato che il periodo 1994-2000 è stato dominato dal “software”, cioè dallo sviluppo di applicazioni Internet. Nella prossima fase (2001-2006), vedremo la banda larga diventare realtà, mentre il periodo successivo (2007-2010) sarà caratterizzato dalla standardizzazione internazionale di tutti gli elementi tecnologici più importanti. In effetti si sta preparando il terreno per l’unificazione globale della condivisione di dati. La gente si sta stancando delle 45 infrastrutture di media delivery esistenti soltanto nel settore dello streaming media. In questo caso la cultura dell’industria del broadcast, con i suoi standard aperti e la semplicità di gestione, avrà un effetto positivo sul mondo Internet, che tende ad avere caratteristiche proprietarie, oltre a obsolescenza e complessità connaturate. Infatti, mentre alcuni apparecchi televisivi costruiti negli anni ’50 continuano a funzionare, i personal computer, i telefoni cellulari e altri strumenti tecnologici prodotti o sviluppati appena cinque anni fa sono per la maggior parte obsoleti. Per fortuna, almeno secondo Bill Gates, gli apparecchi gestiti tramite software saranno aggiornati accedendo al server (Gates la chiama “tela universale”). Sul piano della complessità, questa è una sfida sia tecnica che di marketing. Quando un operatore offre numerosi servizi, questi tendono a essere più complessi e richiedono persone ben addestrate per l’assistenza ai clienti.

Attualmente gli operatori di tv via cavo hanno un tasso di abbandono del 60-80% durante i periodi di prova dei servizi interattivi.

In pratica, i seguenti “dieci comandamenti” non saranno in vigore fino al 2010. Dopotutto ci vogliono 15 anni perché un talento o una tecnologia emergente abbia un “successo improvviso”. Ma è prevedibile che negli Usa la banda larga per il pubblico consumer raggiunga dimensioni critiche nel 2005, quando il 36% delle famiglia (circa 87 milioni di persone) avranno accesso a tale servizio. Questo comporta un buon margine di sicurezza, dato che, storicamente, i nuovi servizi consumer creano mercati vitali quando raggiungono livelli di penetrazione del 15-20%.

continua


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