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Archivio per febbraio 2011

Libia

24 febbraio 2011 e.oliva Commenti chiusi

ly-map Stanno succedendo cose importanti di questi tempi, in Libia. Le notizie, come sempre in questi casi, sono frammentarie, contradditorie e contraddette da un’ora all’altra, catastrofiche o rassicuranti – insomma, c’è confusione ed è anche normale che sia così.

L’ informazione italiana in questa occasione  si distingue, a mio modo di vedere, per una certa qual passività. Televisioni e radio riprendono agenzie, citano Twitter e Facebook, “voci” raccolte qua e là, telefonate di turisti, comunicati più o meno ufficiali. Cose quasi sempre di riporto. Del resto, questo passa il convento.

Mi sembra che, a forza di interattività, largabanda, newmidia e digitalstereo, ci si sia un po’ dimenticati dell’acqua calda. In questo caso della radio: la radio-radio, quella che quando è il caso si riceve anche fuori dal bacino di utenza. Chissà perché. Eppure, da Marconi in poi, chiunque abbia organizzato una rivoluzione, una sommossa, un colpo di stato o una sollevazione qualsiasi si è sempre posto come obiettivo primario l’occupazione delle stazioni radio e TV, prima ancora del palazzo del governo da abbattere. E non mi sembra il caso di spiegare perché né tantomeno di insinuare che l’operazione, disponendo di tempo e soldi, si può anche realizzare senza sparare un colpo: sono altre storie.

In Libia, comunque, le forze anti-Gheddafi dispongono già di alcune stazioni della rete nazionale  dalle quali hanno cacciato, speriamo solo a calci e non a colpi di Kalashnikov, i dirigenti per fare informazione alternativa. Si tratta di emittenti in onda media. Ricordate le onde medie? Quelle che si ricevono con una radiolina da due euro e coprono interi paesi, isole incluse? Quelle che in Italia sono state quasi tutte spente? Ecco, quelle.

In onde medie la nuova informazione si chiama Libya Al-Hurra (Libia Libera) e viaggia in AM fino ai più sperduti accampamenti di beduini. Anche più in là, visto che con una semplice stazione radioamatoriale la si riceve, seppur con qualche interferenza, anche nel Nord Italia. In Sicilia sicuramente  si sente anche con l’autoradio o con una radiosveglia.


Non conosco l’arabo e non ho idea di che diavolo vadano dicendo. Ma, volendo, potrei ingaggiare part-time Samir, il figlio del fornaio egiziano di fronte a casa, che sarebbe felice di stare lì a sentire, tradurre, riassumere. E avrei news fresche, sicuramente interessanti, terribilmente up-to-date.

L’idea è così semplice da sfiorare e forse superare il limite della banalità.  Ma, che io sappia, le nostre millanta emittenti radio continuano a trasmettere musicaccia e informare leggendo le agenzie. Male, molto male; perché anche in questo paese ultimamente sta ritornando voglia di informazione genuina, diversa, alternativa, interessante. Forse anche emozionante, a volte.  Qualche imprenditore del broadcast intende rendersene conto, o aspettiamo come sempre i cinesi?

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Viaggiare informati

4 febbraio 2011 e.oliva Nessun commento

isoradio_logoCi sono notizie importanti che mi sfuggono, ed è un peccato.  Sono per esempio uno dei pochissimi a non avere esultato, un paio di settimane or sono, per l’assegnazione del prestigioso Premio Personalita’ europea 2010 al dottor Aldo Papa, l’ex precario RAI assurto alla direzione dei servizi di publica utilità grazie alla Lega Nord. I servizi di pubblica utilità RAI, per chi non lo sapesse,  comprendono: la Filodiffusione, sistema storico per il quale non è possibile  acquistare terminali d’ascolto dato che da decenni nessuno li costruisce;  CIS-Viaggiare informati, che produce brevi bollettini di infomobilità inseriti nei palinsesti di RadioRAI, e il noto Isoradio 103.3, da ormai vent’anni croce e delizia dei pendolari, dei camionisti e dei vacanzieri bloccati in autostrada.

Isoradio è un servizio di pubblica utilità decisamente curioso. Finanziato con denari del contribuente, per qualche strana e molto “itaglian” alchimia finanziaria  non funziona affatto su tutto il territorio nazionale bensì si occupa – sia come copertura di news sia come strutture di trasmissione – esclusivamente della rete Autostrade per l’Italia SpA più qualche  tratta gestita da altre aziende, ma non dell’intera rete nazionale.  Il resto, per Isoradio non esiste – o esiste solo nei collegamenti con CIS. Uno, per esempio, va da Genova a Milano percorrendo la A7? Ebbene, passata Serravalle Scrivia il segnale Isoradio sparisce.  In caso d’incidente fra Tortona e Castenuovo, si finisce in coda perché Isoradio non solo non si sente più, ma neanche l’aveva detto quando il il suo segnale era forte e chiaro. Si va a Livorno? Stessa cosa per la tratta daSestri Levante a Livorno, e si potrebbe andare avanti per un bel po’.

E’ ipotizzabile che addentrarsi nei garbugli finanziari di questa ennesima anomalia italiana sarebbe un’esercizio illuminante ma deprimente; lasciamo perdere. Sta di fatto, comunque, che con i nostri soldi si è realizzata una gigantesca struttura che discrimina i propri utenti su basi del tutto estranee alla sua mission.  Così come stanno le cose, molto meglio seguire l’infotraffico di Radio 24 che sarà pure stringato e non troppo frequente, ma almeno è affidabile e informa sulle eventuali difficoltà presenti sulla strada senza fare figli e figliastri.

Il resto di Isoradio è solo condimento: una colonna sonora quasi esclusivamente made in Italy, con interpreti e soprattutto autori così ricorrenti da evocare qualche strano percorso privilegiato per i versamenti dei diritti d’autore; titoli dei giornali radio; qualche servizio sul settore trasporti e molti, troppi riempitivi all’interno di una conduzione non di rado svogliata.  Servizio pubblico, insomma.

La buona notizia è che, come sempre, l’ inadeguatezza del servizio pubblico lascia terreno all’iniziativa privata.  Le emittenti locali FM si ritrovano, volendo, con un mare di opportunità per inserirsi nel lucroso mercato dell’ infomobilità. Le nuove tecnologie di distribuzione dei contenuti attraverso reti avanzate aprono orizzonti impensati per chi sappia avere la creatività e la visione necessarie a immaginare network di infomobilità decentrati, capillari, interattivi, flessibili, aggiornati, veramente utili e pertanto seguiti e quindi giustamente redditizi. Certo, se si preferisce trasmettere hit-parade e notiziari d’agenzia perchè costa poco in termini di innovazione e apertura mentale, come non detto: ci teniamo il Premio personalità europea, ci congratuliamo con il dottor Papa per l’altissima professionalità e tutti contenti.  Ma non lamentiamoci, poi, se arrivano prima i cinesi.

le autostrade italiane viste da Isoradio: buoni e cattivi?

Le autostrade italiane viste da Isoradio

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Radio Londra

2 febbraio 2011 e.oliva Nessun commento

bbcE’ ufficiale: dai primi del mese il glorioso BBC World Service ha chiuso tutti i servizi per l’estero, in inglese e in tutte le altre lingue con l’eccezione di un pugno di strani idiomi asiatici.  Si tratta, in pratica, della mitica Radio Londra che i nostri nonni ascoltavano in tempo di guerra, al buio e a basso volume, di nascosto dai vicini che avrebbero potuto denunciarli con conseguenze potenzialmente molto tragiche.  Il governo di sua maestà preferisce risparmiare quattrini e informare attraverso i media di nuova generazione: satellite e stream Internet.

Sembra tutto molto logico.  Internet è in tutte le case, uno straccio di parabola è alla portata di (quasi) tutti e degli altri in fin dei conti chi se ne frega: è’ il 2011, bellezza, vai con il digitale veicolato dalle reti pervasive.  Anche la qualità audio è migliore, basta con le evanescenze e le interferenze.

Al Cairo, in questi giorni, Internet e la rete di telefonia mobile le spengono un giorno sì e l’altro no, a seconda dell’ umore di chi schiaccia i bottoni.  Non sarebbe per niente strano se dopodomani o fra una settimana andasse in tilt anche la rete elettrica e le parabole satellitari diventassero buone, nel migliore dei casi, per cuocere i falafel con l’ultimo olio saccheggiato al supermercato.  E che le autoradio e le radioline a batteria diventassero improvvisamente l’unico mezzo per sapere che diavolo va succedendo attorno, come reagisce il resto del pianeta, se è il caso di starsene schisci o di aspettare l’arrivo dei nostri chiunque essi siano.  E che ci vorrebbe davvero, il vecchio ma affidabile BBC World Service o una delle emittenti internazionali che hanno così allegramente rinunciato alla certezza di essere ascoltate sempre e comunque preferendo mettersi nelle mani di strutture sulle quali non hanno nessun controllo.

Trovo che sarebbe estremamente saggio, da parte della BBC, mantenere in efficienza un paio di centri trasmittenti in onde medie e corte.  Anche in stand-by, per non spendere molto, ma pronti a prendere servizio se fosse il caso.

Ho apprezzato parecchio, negli anni, l’ottimo e affidabile servizio per l’estero della BBC. Ma la mia non è una posizione da nostalgico; al contrario. E’ che non vorrei che anche dalle nostre parti, uno di questi giorni, ci trovassimo ad avere bisogno di Radio Londra. Considerando la prua che ha questo paese – e forse anche questo continente – qualcuno si sente addosso la matematica certezza di poter escludere un’ipotesi del genere?

bbc_listener

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Welcome

1 febbraio 2011 e.oliva Nessun commento

chinaDa oggi, 1 Febbraio 2011, China Radio International ha un ripetitore in FM che diffonde programmi in italiano nella zona di Milano. Su 101.5 MHz, infatti, la musica spazzatura di Radio Fantastica è stata sostituita da frammenti di lezioni di lingua cinese, dotte disquisizioni sul rinnovamento stilistico all’interno dell’ opera di Pechino e musica occidentale non-stop. Ho l’impressione che per rispettare la data d’inizio delle trasmissioni si sia rinunciato ad andare in onda in condizioni ottimali, ma sono cose che succedono.

La notizia, al di là dei retroscena di ordine commerciale, è che l’etere milanese si è arricchito. La stazione, da quanto si può intuire dalle prime zoppicanti ore di trasmissione, è destinata a parlare e informare. Parlare un italiano dall’accento esotico e informare con modalità che forse possono sconcertare – ma comunque dire qualcosa che non siano le demenzialità dei diggéi mentecatti, i deliri logorroici di Marco Pannella o le omelie oscurantiste di Padre Livio. Non è poco, a pensarci bene.

Che a portare un sussulto di novità nelle nostre radioline dovessero pensarci proprio i cinesi è uno dei tanti segni dei tempi. Al momento la voce asiatica in modulazione di frequenza è sommessa, pacata, dall’aria artigianale, non sembra proprio voler aspirare a porzioni rilevanti di share. Esattamente come il primo negozio di parrucchiere  o il primo centro-benessere cinese aperti senza sfarzo fuori dal perimetro di Chinatown.

Sarebbe facilissimo sottovalutare questa operazione liquidandola con risatine sarcastiche: chi vuoi che ascolti le lezioni di cinese, le lagne dell’ opera di Pechino e le notizie sulla borsa di Shanghai? Ah, ah, che ridere.

Come se i cinesi facessero qualcosa per caso.

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